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I
lavori in Camerun hanno preso avvio già nel 2000,
all’interno della Missione etnologica in Africa Equatoriale,
allora diretta da Francesco Remotti, che ha visto coinvolti altri studiosi
su diversi temi (questioni di genere, Aids ecc.) e la sottoscrizione di
un accordo quadro di cooperazione scientifica con l’Università
di Yaoundé. Le aree geografiche coinvolte sono essenzialmente quattro,
e al loro interno si ripetono alcuni temi di ricerca, variamente articolati:
a) la struttura e i dinamismi dei saperi tradizionali della cura
e le espressioni della vita rituale e religiosa
b) le trasformazioni sociali e identitarie e i conflitti che le
accompagnano
c) le figure emergenti (giovani ecc.) e i contemporanei discorsi
sul potere e le “forze occulte” (la stregoneria come categoria
antropologica e politica, dunque come tema moderno).
Una prima regione è quella dell’est, ai confini
con la Repubblica Centrafricana, dove Daniela Pes conduce
da anni le sue ricerche fra i pigmei Baka della foresta, sui poteri della
visione e i riti cinegetici (in particolare quelli relativi alla caccia
all’elefante), le rappresentazioni della persona e le dimensioni
dell’invisibile. Attenzione particolare viene attribuita al ruolo
delle donne in alcuni dei rituali propiziatori della caccia, e più
in generale al rapporto con gli spiriti dei defunti e alle varie associazioni
che presiedono alle cerimonie di cura, alle pratiche di divinazione/visione
o ai poteri di metamorfosi. Uno degli obiettivi del lavoro di ricerca,
che recentemente ha sviluppato connessioni con altre équipe di
ricerca, è anche l’analisi delle trasformazioni della società
baka provocate dalla attiva deforestazione e da altri processi ecologici
ed economici, con particolare attenzione al rischio alimentare e all’impatto
sulla salute di tali modificazioni (indici di morbilità, variazioni
nelle attitudini riproduttive ecc.).
La ricerca è per alcuni versi parallela a quella condotta nella
foresta del sud Camerun (Sangmélina, Oveng, Bengbis) da Simona
Taliani e Roberto Beneduce sulla stregoneria,
le dinamiche della medicina tradizionale e le trasformazioni relative
alle rappresentazioni dell’individuo nel Camerun contemporaneo.
La ricerca, avviata in particolare sui modelli di malattia e le sue dimensioni
morali (con particolare riferimento all’infanzia), ha indagato la
struttura della medicina tradizionale, le figure di guaritori operanti
nell’area bulu, le trasformazioni nei saperi e nell’immaginario
collettivo, nonché il contesto sociale. In particolare sono state
indagate variabili come il difficile accesso alle risorse sanitarie convenzionali,
la questione Aids e i cambiamenti che essa ha generato nell’immaginario
collettivo, la diffusa incertezza e le crescenti ineguaglianze economiche:
tali dimensioni costituiscono anche lo sfondo sul quale prendono corpo
i diversi itinerari terapeutici, le interpretazioni del male, il ricorso
ai locali saperi della cura.
I modelli di persona, i discorsi sulla stregoneria o le strategie per
far fronte alla malattia e alle tensioni familiari, disegnano dunque uno
scenario quanto mai complesso, in cui si riconoscono con chiarezza le
incertezze della post-colonia, le nuove forme del conflitto sociale e
le crescenti competizioni per l’accesso alle fonti del potere.
In questo orizzonte la stessa ricerca etnografica è costretta a
fare i conti con problemi nuovi, descritti da diversi autori in numerosi
paesi dell’Africa subsahariana (Bayart parla, per il Camerun, di
escapisme per definire la pratica della finzione, della riservatezza,
del mascheramento sistematico del dato etnologico, della mimesi e dell’inganno;
a conclusioni analoghe giungono Rosalind Shaw per i Temne della Sierra
Leone e Anne Doquet per i Dogon del Mali). Sono questi gli stessi problemi
registrati dalle ricerche fra i pigmei baka o fra i guaritori bulu nelle
ricerche menzionate. La riflessione sulla medicina tradizionale assume
in definitiva il profilo di una ricerca radicata fra i profili politici,
economici e morali dalla sofferenza.
Il lavoro è rivolto, all’interno di collaborazioni già
avviate in passato con istituzioni locali (Università de Yaounde,
Association des Tradipraticiens du Dja et de la Lobo-si, Centre Hopitalier
Universitarie de Douala, ecc.), alla definizione di strategie di formazione
e di intervento capaci di migliorare l sulla salute delle popolazioni.
Un quarto ambito di ricerca, più recente, concerne il nord Camerun,
in particolare nella città di Maroua, dove l’indagine concerne
i bambini di strada, le nuove politiche dell’identità fra
gli adolescenti, i conflitti familiari ed economici che sono all’origine
del fenomeno e le risposte educative e sociali che vengono tentate con
maggiore o minore successo da alcune associazioni. Irene Morra si occupa in particolare della raccolta di esperienze e biografie
in uno dei foyers della città, abitata in prevalenza da popolazioni
peul, dove svolge le sue ricerche.
Pubblicazioni inerenti
al Camerun, Mali e Centrafrica
Documenti audiovisi:
Simona Taliani, Expulser le mal. Le traitement des maladies
dans l’enfance (région de Sangmélima, Cameroun), 25’,
2003, VHS.
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